Il Vescovo Daniele scrive alla Diocesi

Ai presbiteri,
ai consacrati e alle consacrate,
ai diaconi permanenti e ai laici
della Diocesi di Ivrea
Ai responsabili delle Istituzioni
civili e militari, presenti e operanti
nei 102 Comuni della Diocesi

Carissimi/e,
con grande gioia ho accolto dal Santo Padre Francesco la nomina a Vescovo di Ivrea; fin da ora attendo, con sincero entusiasmo e profonda consolazione, il giorno dell’ingresso in Diocesi.

Sono figlio della amata Diocesi di Roma, cresciuto nel suo territorio. Dalla Chiesa che è in Roma ho ricevuto il dono e la protezione dei sacramenti e della vita fraterna. Debbo molto ai suoi pastori e – insieme – al suo gregge. Essere presbitero e poi vescovo in questa città mi ha insegnato ad ampliare i naturali confini dell’appartenenza, osservando i tanti modi di essere Chiesa e di vivere la comune vocazione battesimale, in obbedienza al Magistero del Santo Padre e in ascolto del sensus fidei fidelium. Tutto ciò mi aiuta a non sentire fin da ora alcuna distanza con la terra eporediese, che vorrò servire come nuovo
Vescovo.

Saremo insieme pellegrini nel “tempo propizio” dell’anno giubilare, volendolo vivere non tanto come un evento – pur solenne -, quanto piuttosto come un cammino comunitario che permetta a tutti noi di essere confermati nel primato di Dio sulla terra, sui beni, sulle nostre vite e vocazioni. Attingeremo insieme alla misericordia del Padre che attraverso il Figlio dona a noi lo Spirito al di là di ogni nostra umana aspettativa: “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1Pt 2,4-5). Seguiremo insieme le tracce di tutti quei testimoni che hanno compreso nella loro carne quanto la fede ricevuta non potesse essere intesa esclusivamente come un bene per se stessi, quanto piuttosto come una luce data per “per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte” (Lc 1,79).

Al n° 42 dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, papa Francesco ci ricorda che: “non potremo mai rendere gli insegnamenti della Chiesa qualcosa di facilmente comprensibile e felicemente apprezzato da tutti. La fede conserva sempre un aspetto di croce, qualche oscurità che non toglie fermezza alla sua adesione. Vi sono cose che si comprendono e si apprezzano solo a partire da questa adesione che è sorella dell’amore, al di là della chiarezza con cui se ne possano cogliere le ragioni e gli argomenti. Per questo occorre ricordare che ogni insegnamento della dottrina deve situarsi nell’atteggiamento
evangelizzatore che risvegli l’adesione del cuore con la vicinanza, l’amore e la testimonianza”. Sperimento da tempo il profondo realismo di queste parole e sono convinto che questa sia la via attualissima e feconda della missione secondo lo stile di prossimità.

Fra qualche giorno sarà Natale e vi scrivo di ritorno da un campo di formazione per giovani capi dell’ A.G.E.S.C.I. Tra di essi vi era una capo di Ivrea che non poteva sapere della mia nomina, guardando a lei ho pensato a tutti i giovani della nostra Diocesi, al futuro della nostra Chiesa, ma anche a coloro che fra di essi avranno bisogno della “Luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9): come si illuminano i loro occhi quando gli si annuncia – anche con il canto che in questi giorni ci ha accompagnato – che il Signore è vicino, assume la nostra natura umana e in Lui tutto è possibile: “perché abbiamo udito le sue parole, perché abbiam veduto vite cambiare, perché abbiamo visto l’amore vincere, sì abbiamo visto l’amore vincere!”.

Ringrazio fin da ora il fratello Vescovo Edoardo Aldo Cerrato, che so mi sarà vicino in questo delicato passaggio di consegne, lo ringrazio per quanto ha seminato in mezzo a voi e perché so mi consegna una “bella” sposa, ricca di storia e di fede. Saluto gli Eminentissimi Cardinali Bertone, Bertello e Miglio, e i vescovi Farinella, Pireno e Debernardi, figli di questa terra, chiedendo loro di pregare per me. Mi affido all’intercessione dell’Assunta e di san Savino, patrono della Diocesi.

A tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, invio la mia benedizione e assicuro la mia preghiera, in attesa di vederci presto e di camminare insieme.

16 dicembre 2024

✝ Daniele Salera

Vescovo di Ivrea