Parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria
Perosa Canavese
Perosa Canavese
L’antica chiesa parrocchiale sorgeva sul colle di Morano (dove oggi sorge il Santuario della Madonna di Morano) e ne abbiamo notizia a partire dal 1177.
Nel XIV secolo gli abitanti di Morano, per meglio difendersi durante guerre ed invasioni, si concentrarono in Perosa e costruirono una nuova chiesa parrocchiale all’interno delle mura fortificate, con il titolo di Santa Maria di Morano e San Nicola. Dagli archivi risulta che il 12 luglio 1686 la chiesa parrocchiale venne benedetta e dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria, segno della lunga e profonda devozione dei perosiesi alla Madonna. La chiesa era di dimensioni molto più modeste dell’attuale, lunga solo 6 metri (partendo dall’attuale ingresso). A partire dalla fine del 1600, sulla chiesa parrocchiale di Perosa ci fu il diritto di patronato da parte della famiglia dei Perrone di San Martino. Il diritto di patronato veniva esercitato in particolare quando veniva a mancare il rettore della parrocchia (questo il titolo del parroco). Il patrono, entro 4 mesi, doveva presentare al vescovo di Ivrea un nuovo sacerdote per l’incarico di rettore.
Ampliamenti della chiesa furono fatti nel 1830, nel 1846 (costruzione della vecchia sacristia) e nel 1906 (ampliamento dell’abside e del presbiterio). L’edificio è il risultato di una serie di modifiche e ricostruzioni, testimonianza della storia di un popolo che, in ogni vicenda ed evento, ha trovato nella propria fede un forte punto di riferimento: ha un’unica navata, cappelle laterali, due altari e termina con l’abside. Caratteristico il piccolo campanile in mattoni di forma triangolare. Nell’insieme conserva i caratteri originali dell’architettura del XVII secolo.
Dal 2018 è iniziato un radicale e accurato lavoro di restauro conservativo con l’intento di riportare l’edificio agli antichi splendori. Grazie ad alcune fotografie in bianco e nero è stato possibile ricostruire gli affreschi della facciata e ripristinare, all’interno, elementi che sono andati perduti. L’impresa è stata possibile grazie alle donazioni fatte della signora Lidia Bertasso in memoria del figlio Piero Bongianino.
Proprio a partire da una piccola fotografia della festa patronale del 1946, che presentava la facciata interamente affrescata (il ricordo degli affreschi è ancora vivo tra i più anziani del paese) è stato possibile, grazie ad un abile e paziente lavoro delle restauratrici, riportarla alla sua bellezza originale. Oggi si possono ammirare, affrescati ai lati del portone, da una parte i simboli e le insegne che rimandano al vescovo e dall’altra i simboli che richiamano il ministero del parroco. Nel timpano in alto c’è un affresco molto caro ai perosiesi: Dio Padre benedicente che tiene in mano il mondo.
Entrando all’interno colpisce subito la luminosità della chiesa. Alla destra della porta principale si trova il fonte battesimale, in pietra scura, alla base del quale, incastonata nel pavimento, è stata inserita la pietra della soglia di una delle porte d’ingresso dell’antica chiesa. Un po’ rientrato si può ammirare un pregevole affresco del Battesimo di Gesù al fiume Giordano.
Gli altri affreschi all’interno dell’edificio spaziano dal XVII al XX secolo.
Illuminato da quattro finestroni, l’ampio presbiterio, preceduto da una serie di archi, conferisce all’edificio uno straordinario senso di grandiosità e invita i fedeli all’elevazione verso Dio. Sulla volta sono affrescati angeli in adorazione dell’Eucaristia. Il grande baldacchino in legno è di pregiata fattura.
Nell’abside svettano colonne in finto marmo che emergono da una parete verde salvia decorata con stemmi mariani. L’antica statua dorata della Madonna del Rosario, portata solennemente in processione il giorno della festa patronale della Natività (la seconda domenica di settembre), è collocata al lato del presbiterio ed è molto venerata dai fedeli.
La balaustra barocca divide il presbiterio dalla navata attraverso pregiati gradini in marmo rosa di Carrara. Identici gradini in marmo rosa permettono di accedere all’altare maggiore.
Imponente è la pala d’altare, dono fatto dalla comunità locale nel 1786, raffigurante una “particolare” e discussa nascita della Madonna (sembrerebbero più espliciti i rimandi iconografici alla nascita di Giovanni Battista. Sono in corso studi approfonditi per ipotizzarne una lettura corretta).
Oltre all’altare maggiore esistono altri due altari: quello dell’Immacolata e quello di Sant’Antonio abate. La tela che si trova sull’altare di Sant’Antonio risale alla seconda metà del ‘700, di autore ignoto, e presenta analogie stilistiche e compositive con altre opere aventi lo stesso soggetto e presenti in varie chiese della diocesi. Sono raffigurati la Madonna con Gesù Bambino, Sant’Antonio abate e San Vincenzo Ferrer.
Dal 2019 sono iniziati i lavori di restauro all’interno dell’edificio: iniziando con gli affreschi dell’abside e dell’intero presbiterio. Successivamente è stato rifatto completamente il pavimento con pietra di Barge, posata secondo un disegno architettonico studiato in armonia con l’edifico e la sua storia, che ha dato una nuova bellezza e maggior luminosità all’edifico. Un nuovo locale più spazioso a ampio è stato individuato per la sacristia, con annessi servizi igienici. Le cappelle con la volta più bassa sono state ultimate all’inizio del 2021 (la nuova cappella della “Madonna del Si”, la cappella di San Giuseppe e del Sacro Cuore – un ex voto del 1944 – , quella del Confessionale, del Battistero e di San Giovanni Bosco).
Altri lotti di restauro sono in cantiere e verranno realizzati, a Dio piacendo, nei prossimi tempi: la parete di fondo con l’orchestra, le cappelle dell’Immacolata e di Sant’Antonio, la volta e le pareti laterali della navata.
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